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La vitamina D è conosciuta come la vitamina del sole e rappresenta un vero e proprio ormone fondamentale per la promozione della salute. La vitamina D, infatti, è indispensabile per il deposito del calcio nelle ossa e per conferire loro solidità e resistenza, oltre a promuovere anche l’assorbimento del fosforo.
Negli ultimi anni la vitamina D è stata oggetto di numerosi studi scientifici che evidenziano l’importanza di tale vitamina nella prevenzione dello stato di salute, rinforzando il sistema immunitario.1 Per esercitare i suoi effetti biologici, la vitamina D deve legarsi specificamente ai suoi recettori (VDR), presenti in numerosi tessuti dell’organismo, attivando così una serie di processi cellulari essenziali per il mantenimento della salute2.
Nonostante il corpo umano sia in grado di sintetizzare vitamina D a partire dall’esposizione cutanea alla luce solare, in particolare ai raggi ultravioletti B (UVB), diversi fattori possono interferire con questa produzione endogena: l’età, l’uso di filtri solari, la pigmentazione della pelle, la latitudine geografica e gli stili di vita sempre più sedentari e “indoor”. Per questo motivo, la carenza di vitamina D è una condizione sempre più diffusa su scala globale, tanto da essere considerata un problema di salute pubblica.
Metabolismo della vitamina D
La vitamina D esiste in due forme principali: la vitamina D2 (ergocalciferolo), di origine vegetale, e la vitamina D3 (colecalciferolo), di origine animale o prodotta endogenamente nella cute. Dopo la sintesi o l’assunzione con la dieta, entrambe le forme vengono convertite nel fegato in 25-idrossivitamina D (25-OH-D), la forma di deposito, utilizzata come marker per la valutazione dello status vitaminico. Successivamente, nel rene, la 25-OH-D viene idrossilata in calcitriolo (1,25-(OH)₂D), la forma biologicamente attiva.3
La vitamina D3 è naturalmente presente in alcuni alimenti, come pesci grassi (salmone, sgombro, aringa), olio di fegato di merluzzo e tuorlo d’uovo. Tuttavia, il contenuto dietetico spesso non è sufficiente a coprire il fabbisogno, rendendo l’integrazione alimentare un’alternativa frequente.
Carenza di vitamina D
La carenza di vitamina D (nota come VDD, Vitamin D Deficiency) viene diagnosticata quando i livelli sierici di 25-OH-D scendono al di sotto di 20 ng/ml (50 nmol/L), mentre livelli tra 21 e 29 ng/ml vengono considerati insufficienti. Una condizione di ipovitaminosi D può avere effetti negativi su diversi apparati, in particolare su quello muscolo-scheletrico.
Le cause più comuni includono:
- Scarsa esposizione al sole (es. vita al chiuso, latitudini nordiche, stagioni invernali)
- Ridotto apporto alimentare
- Malassorbimento intestinale (celiachia, morbo di Crohn)
- Invecchiamento, che riduce la capacità della pelle di sintetizzare vitamina D
- Obesità, che comporta una maggiore sequestro della vitamina nei tessuti adiposi
A livello globale, si stima che oltre un miliardo di persone soffra di carenza o insufficienza di vitamina D, con prevalenze particolarmente elevate tra anziani e individui che vivono in aree geografiche con bassa esposizione solare.4
Ruolo sulla funzione muscolare della vitamina D
La vitamina D, oltre a essere essenziale per la salute delle ossa, esercita un’importante azione biologica anche sul tessuto muscolare. Infatti, la debolezza muscolare è un sintomo clinico ben documentato nei soggetti con carenza di vitamina D, spesso accompagnato da una ridotta performance fisica e da un aumentato rischio di cadute.
È stato dimostrato che le cellule del tessuto muscolare (miociti) esprimono i recettori VDR, attraverso i quali il calcitriolo esplica la sua azione biologica sul tessuto muscolare. Questo legame innesca una serie di processi che contribuiscono al buon funzionamento del muscolo: stimola la proliferazione e la differenziazione delle cellule muscolari, favorisce lo sviluppo delle fibre di tipo II e aumenta la capacità contrattile del muscolo stesso. 5
Studi clinici e preclinici suggeriscono che la carenza di vitamina D possa contribuire a una riduzione della massa muscolare (sarcopenia), soprattutto negli anziani. L’integrazione con vitamina D, nei soggetti carenti, si è dimostrata efficace nel migliorare la forza e la funzionalità muscolare, sebbene gli effetti possano variare in base alla dose, alla durata e allo stato di salute del soggetto.
Vitamina D e performance sportiva
Nel contesto sportivo, l’ottimizzazione dello stato di vitamina D è ritenuta importante per sostenere la performance, il recupero muscolare e la prevenzione degli infortuni. La vitamina D è coinvolta nella funzione neuromuscolare, nell’equilibrio e nella coordinazione, tutti elementi fondamentali per atleti e sportivi.
Il monitoraggio regolare dei livelli ematici è raccomandato negli atleti, soprattutto in discipline indoor o invernali, e nei periodi dell’anno in cui l’esposizione solare è limitata.
Tuttavia, va ricordato che l’integrazione di vitamina D deve essere personalizzata. La National Academy of Medicine ha stabilito un limite massimo di assunzione sicura pari a 4.000 UI/die. Dosi superiori a 70.000 UI/settimana, tuttavia, possono attivare meccanismi di feedback negativo (attraverso l’induzione dell’enzima 24-idrossilasi) che riducono l’efficacia della vitamina stessa.6
Vitamina D e statine: un’interazione muscolare?
Un ambito emergente di ricerca riguarda la relazione tra vitamina D e sintomi muscolari associati all’uso di statine (SAMS, Statin-Associated Muscle Symptoms). Le statine sono tra i farmaci più prescritti per la prevenzione cardiovascolare, ma fino al 10-20% dei pazienti lamenta effetti collaterali a carico del sistema muscolare, come dolori, crampi o debolezza.7
Alcuni studi osservazionali hanno ipotizzato che la carenza di vitamina D possa rappresentare un fattore predisponente o aggravante dei SAMS. Si ritiene che in pazienti con ipovitaminosi D, l’uso di statine possa accentuare la disfunzione muscolare, forse per un’interferenza nel metabolismo del calcio muscolare.
Alcuni studi hanno suggerito, dunque, che l’integrazione di vitamina D nei soggetti carenti possa ridurre l’incidenza di SAMS e migliorare la tollerabilità alle statine.8
Vitamina D3 Sucrosomiale® – la nuova frontiera dell’integrazione alimentare
La prevenzione e il trattamento della carenza di vitamina D sono spesso basati sull’uso di integratori alimentari, che possono essere assunti su base giornaliera, settimanale o mensile. Questi integratori sono efficaci nel garantire livelli adeguati di vitamina D nel sangue, contribuendo così a mantenere la salute delle ossa e a prevenire altre complicanze legate alla VDD.
Per affrontare queste problematiche legate all’assorbimento, è stata sviluppata una nuova formulazione di vitamina D3 Sucrosomiale®, che prende il nome di Sidevit®D3, in piccole compresse da 2000 UI.
La tecnologia Sucrosomiale® permette di proteggere la vitamina D3, grazie ad una matrice di fosfolipidi ed esteri saccarici degli acidi grassi, strutturando così un delivery system che ne migliora l’assorbimento attraverso l’epitelio intestinale, aumentando la sua concentrazione sierica circolante.9
Conclusione
La vitamina D svolge un ruolo fondamentale nella fisiologia muscolare, agendo sia a livello strutturale che funzionale e la sua integrazione rappresenta una strategia utile per supportare la performance atletica, prevenire infortuni e migliorare la tollerabilità di alcuni farmaci, come le statine.
Un’innovazione significativa in questo ambito è rappresentata da Sidevit®D3, la prima e unica vitamina D3 sviluppata in forma Sucrosomiale®, che garantisce un assorbimento più rapido ed efficace rispetto alle formulazioni convenzionali.
Bibliografia
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